domenica 27 gennaio 2013

Aversa diocesi paolina


Durante l'Anno paolino (2008-2009), indetto da Benedetto XVI per celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo, la Diocesi di Aversa fu inserita con qualche ritardo tra le Diocesi paoline dai responsabili del Progetto Culturale della CEI in rete. Aversa fu aggiunta alle tre (Siracusa, Reggio Calabria e Pozzuoli) precedentemente riconosciute per la segnalazione delle iniziative delle chiese locali accanto alle iniziative che si svolgevano a Roma. La motivazione per l'individuazione delle Diocesi paoline si legava al loro esser luoghi “ove san Paolo è passato o soggiornato”, e Aversa non risultava ufficialmente tra queste, pur essendo da secoli intitolata all'Apostolo.
Grazie ad una comunicazione storiografica al Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI del sottoscritto che poneva la questione di un probabilissimo passaggio di San Paolo per il territorio diocesano antico, Aversa fu inserita tra le Diocesi Paoline d'Italia; e sono note le iniziative religiose e culturali come il Pellegrinaggio diocesano a San Paolo fuori le Mura e la Mostra “Sulla via di Damasco”.
Ripropongo, per un sempre doveroso approfondimento della storia della nostra Diocesi, il nocciolo di quella comunicazione che fu corredata di ampia bibliografia.

Questa comunicazione ha solo il fine di chiarire il perché avevo chiesto l’eventuale inserimento della Diocesi di Aversa tra le Diocesi paoline (quelle “dove San Paolo è passato o ha soggiornato”). Proprio per questo transito dell’apostolo Paolo avevo chiesto l’inserimento.
La diocesi di Aversa ha una espressa dedicazione al Santo perché l’antico luogo di Sancte Paule at Averze, sito originario della Cattedrale e della stessa Contea aversana fondata dai Normanni nel 1030, era la memoria paleocristiana e devozionale del passaggio di San Paolo per la diocesi scomparsa di Atella. Il sito si trovava sulla Via Campana Antiqua che, passando per Atella, congiungeva Pozzuoli a Capua per intercettare l’Appia antica che poi portava a Roma. Non v’era altra strada che al tempo di San Paolo portasse a Roma da Pozzuoli, dove egli era rimasto una settimana secondo la testimonianza degli Atti degli Apostoli (At 28, 13-14 ), essendo stata la via costiera Domiziana costruita qualche secolo dopo.
Quando nel 1053 fu istituito l'episcopato aversano, esso andava ad esercitare le sue attività su un territorio molto vasto che era stato teatro di molte vicende rilevanti dal punto di vista del cristianesimo. In esso ebbero luogo varie testimonianze e passioni di martiri dei primi secoli; ed esso rappresentò l'area della costellazione di antiche sedi vescovili contornate da numerose chiese sparse per le sue contrade.
A detta dell'Ughelli (1595-1670), abate cistercense ed autore che ampiamente trattò degli avvenimenti dell' Italia Sacra, la diocesi di Aversa fu composta con 4 antiche sedi scomparse:

"Aversana episcopalis dignitas quatuor in se episcopales sedes traxit: Atellanam, Liternensem, Cumanam, Misenatem " (1).

La diocesi rifondata non significò, infatti, la rifondazione del cristianesimo sul territorio. Esso permaneva nei suoi luoghi primordiali, nella santità dei suoi antichi martyria, nelle espressioni delle devozioni ataviche; e manteneva antichi riferimenti devozionali, pastorali e patristici, circa le origini e la diretta derivazione apostolica (2).
I riferimenti apostolici petrini e paolini, l'onore delle comunità dei primi secoli, le antichissime segnalazioni del Martirologio Geronimiano, le glorie memorabili e monumentali dei martiri locali perseguitati nell'epoca pre-costantiniana, furono caratterizzazioni del cristianesimo che continuarono a sussistere sul territorio e a mantenere operanti le radici e le origini della fede in questa parte della Campania.
Le devozioni a San Paolo l'Apostolo, a San Sossio il diacono di Miseno, a Santa Giuliana la cumana, a Santa Fortunata la patriense, a Sant'Elpidio e a San Canione vescovi dell'agro antico, si intrecciarono con le espressioni della venerazione alla Madre di Dio e con le celebrazioni delle santità emergenti. Questo intreccio caratterizzò il mantenimento dell'antica sacralità dei luoghi rinomati, del fondamento di nuove toponomastiche, dei legami forti con le altre antiche diocesi circostanti, come la capuana, l'acerrana, la nolana, la puteolana e la napoletana.
La toponomastica alto-medievale (3), tra i secoli VI e X, infatti, lungo le antiche direttrici viarie sorte in epoca romana nell'agro che sarà poi occupato dalla diocesi aversana, annovera tra "varia templa et monasteria" luoghi come “ecclesia S. Sossi in Silice", "Cella S. Sossii in Liburia", "Sanctum Paullum ad Averze", "sanctu Paulu at Averse", "ecclesia b. Fortunatae", "ecclesiam S. Elpidii".
La diretta derivazione apostolica paolina dell’episcopato atellano, e quindi di quello aversano, è stata una questione ampiamente trattata dagli storiografi che hanno individuato un vasto repertorio, documentario lapidario e monumentale favorevole. Tra le lapidi si riporta soprattutto quella con l’epigrafe:

EGO PAULO PR BF
[Ego Paulo Presbyter beneficium feci]

La lapide proveniva da una antica edicola diruta innalzata alla Beata Vergine della Bruna, ove esisteva anche un monumento ancora più antico dedicato a San Paolo apostolo. Essa nel 1737 fu infissa in un muro della sacrestia di Santa Maria di Atella, officiata all'epoca dai Padri di San Francesco di Paola. Furono questi Padri a recuperare l'iscrizione e a collegarla con l'ospitalità che il prete atellano aveva offerto all'Apostolo, quando questi sostò in Campania nel 61 d. C.
Molto probabilmente queste questioni sono ambiti di studio che si ripropongono con connotazioni occasionali, per cui non si affermano con una certa sistematicità. L’occasione dell’Anno Paolino può essere uno stimolo per una maggiore conoscenza, oltre che storica, anche spirituale della figura di San Paolo e della grande devozione locale esistente nei suoi confronti. 

Note
(1) Cfr. F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae et insularum adiacentum..., I-X , Venetiis 1717-1722.
in: G. Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della Città di Aversa, I-II, Napoli 1857. (Vol I p. 54).
(2) Cfr. R. Calvino, Diocesi scomparse in Campania, Napoli 1969.
(3) La terminologia e i toponimi si evincono dallo spoglio di una consistente documentazione d'epoca registrata nelle antiche cronache monasteriali meridionali, come il Chronicon Cavense, Volturnense e Cinglese, nelle Storie, negli Annali, nei Codici Diplomatici e nei Monumenti archivistici più noti, come quelli di A. Di Meo, di B. Capasso, di A. Gallo e di atri Autori che a vario titolo ne hanno trattato.
Per le denominazioni riportate si confrontino:
F. M. Pratilli, De Liburia Dissertatio, in Historia Principum Langobardorum...,III, Neapoli MDCCLI.
A. Salzano, Memorie Istoriche della Città di Aversa e delle distrutte antiche città di Cuma, Atella, e Literno, I, Napoli 1829.
G. Parente, op.cit.
A. M. Storace, Ricerche storiche intorno al Comune di S. Antimo, Napoli 1887.
R. Calvino, op. cit.
E. di Grazia, Le vie osche nell'agro aversano, in Rassegna Storica dei Comuni (RSC) n. 5-6 (1969).
G. Corrado, Le origini normanne di Aversa, in RSC n.2 (1970).
M. Di Nardo, Il Duomo di Aversa, in RSC n. 4 (1970).
E. di Grazia, Topografia storica di Aversa, in RSC n.2 (1973).
G. Capasso, Afragola, Napoli 1974.
F. Provvisto, Cenni storici e biografici su S. Elpidio Vescovo e Confessore Patrono di Casapulla, S. Maria C.V. 1978.
G. Genoni, Il cippo romano di S. Arcangelo, Marcianise 1987.
F. E. Pezone, La via atellana, in RSC n.55-60 (1990).
F. Di Virgilio, Sancte Paule at Averze, Parete 1990.
L. Orabona, I Normanni la Chiesa e la Protocontea di Aversa, Napoli 1994.







Nessun commento:

Posta un commento