domenica 5 febbraio 2017

Il sacro significato del lavoro e dell’attività umana

Rileggendo qualche capitolo della tesi di laurea in Sociologia del Lavoro, a distanza di un quarantennio dalla sua discussione accademica, ho rivissuto con un certo compiacimento i ragionamenti fatti per delineare il quadro teorico dei concetti utilizzati per la trattazione dell’argomento: una disamina sociologica delle problematiche scientifiche ed ideologiche legate al lavoro dell’uomo nella società contemporanea e una ricerca sul suo senso storico.


In questo pomeriggio domenicale mi sono quindi inoltrato ancora un poco, con qualche lettura di approfondimento di carattere teologico, sul percorso iniziato con quella giovanile ricerca, ed ho rinvenuto così il brano sull’attività umana leggibile ai numeri 35-36 della Gaudium et spes, la Costituzione pastorale del Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Il dono ecclesiale di un orizzonte di sacro significato del lavoro e dell’attività umana. 


Da Gs 35-36

L’attività umana, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo, infatti, quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma anche perfeziona se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha.
Parimenti tutto ciò che gli uomini compiono allo scopo di conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico. Questi, infatti, possono fornire, per così dire, la materia alla promozione umana, ma da soli non valgono in nessun modo ad effettuarla.

Ecco dunque qual è la norma dell’attività umana. Secondo il disegno di Dio e la sua volontà l’attività dell’uomo deve corrispondere al vero bene dell’umanità, e permettere agli individui, sia in quanto singoli che quali membri della collettività, di coltivare e di attuare la loro integrale vocazione.
Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l’autonomia degli uomini, delle società, delle scienze. Ora se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza legittima, che non solo è postulata dagli uomini del nostro tempo, ma anche è conforme al volere del Creatore. Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricavano la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; e tutto ciò l’uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte. Perciò se la ricerca metodica di ogni disciplina procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono. A questo punto, ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani. Alcuni per non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitano contese e controversie e pervertono molti spiriti a tal punto da farli ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro.
Se però con l’espressione «autonomia delle realtà temporali» si intende che le cose create non dipendono da Dio, che l’uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora tutti quelli che credono in Dio avvertono quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce.

La Gaudium et spes sul portale del Vaticano

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